F. SCHILLER - Il pellegrino -
Il Romanticismo è un periodo di grande esaltazione delle capacità umane e quindi caratterizzato dalla forte fiducia dell’uomo di poter cogliere l’infinito. L’uomo romantico è in cammino verso l’assoluto, ma il cammino verso l’assoluto, cioè verso l’identificazione di finito ed infinito, comporta che, ogni volta che si è raggiunto un orizzonte, ogni volta che si è raggiunta una meta, ci si accorge che bisogna ricominciare daccapo, perché si è colto soltanto un aspetto della sintesi, ma il cammino ricomincia.
Il termine “romantico” indica il passare di tappa in tappa, di avventura in avventura, alla ricerca di qualche cosa che poi in effetti non si ritrova mai pienamente.
Nella poesia di Schiller ‘ Il pellegrino’ si coglie l’abbandono delle sicurezze sentendo l’esigenza di andare oltre alla situazione data.
Ma dopo tanti travagli il punto di arrivo è identico a quello di partenza: un oceano sconfinato davanti.
Era la mia vita alla sua primavera
quando cominciai a pellegrinare,
e le liete danze di gioventù
le lasciai nella casa del padre.
Tutta la mia eredità, i miei avere,
li buttai via, felice della fede,
e con il leggero bastone da pellegrino
me ne andai innocente come un bimbo.
Allora mi spingeva una forte speranza
e un’oscura parola di fede:
“ Cammina” gridava “ la via è aperta,
sempre verso l’alto”
“Quando arrivi ad un portone d’oro
entra, e tutto ciò che è terreno,
là, diventa
eterno ed immortale”
Venne sera e venne giorno
non mi sono mai fermato;
ma sempre rimaneva nascosto
ciò che cerco, ciò che voglio.
Montagne si ergevano sul mio cammino,
acque impetuose impedivano il mio passo,
sugli abissi ho costruito passaggi,
ponti sui fiumi ostili.
E giunsi alla riva di un fiume
che scorreva verso mezzogiorno
con lieta fiducia nella sua corrente
mi buttai nel suo grembo.
Al mare immenso
mi condusse il gioco delle sue onde:
davanti a me solo il vuoto,
non mi avvicino alla meta.
Ah, non c’è strada
che mi porti la’
Il cielo per me non tocca mai la terra,
e l’altrove non è mai qui
Il termine “romantico” indica il passare di tappa in tappa, di avventura in avventura, alla ricerca di qualche cosa che poi in effetti non si ritrova mai pienamente.
Nella poesia di Schiller ‘ Il pellegrino’ si coglie l’abbandono delle sicurezze sentendo l’esigenza di andare oltre alla situazione data.
Ma dopo tanti travagli il punto di arrivo è identico a quello di partenza: un oceano sconfinato davanti.
Era la mia vita alla sua primavera
quando cominciai a pellegrinare,
e le liete danze di gioventù
le lasciai nella casa del padre.
Tutta la mia eredità, i miei avere,
li buttai via, felice della fede,
e con il leggero bastone da pellegrino
me ne andai innocente come un bimbo.
Allora mi spingeva una forte speranza
e un’oscura parola di fede:
“ Cammina” gridava “ la via è aperta,
sempre verso l’alto”
“Quando arrivi ad un portone d’oro
entra, e tutto ciò che è terreno,
là, diventa
eterno ed immortale”
Venne sera e venne giorno
non mi sono mai fermato;
ma sempre rimaneva nascosto
ciò che cerco, ciò che voglio.
Montagne si ergevano sul mio cammino,
acque impetuose impedivano il mio passo,
sugli abissi ho costruito passaggi,
ponti sui fiumi ostili.
E giunsi alla riva di un fiume
che scorreva verso mezzogiorno
con lieta fiducia nella sua corrente
mi buttai nel suo grembo.
Al mare immenso
mi condusse il gioco delle sue onde:
davanti a me solo il vuoto,
non mi avvicino alla meta.
Ah, non c’è strada
che mi porti la’
Il cielo per me non tocca mai la terra,
e l’altrove non è mai qui